videoNon è detto che una scuola che ha ottenuto punteggi alti alle Prove INVALSI sia in realtà così buona, né che una scuola che ha ottenuto punteggi bassi non lo sia.
I risultati degli studenti possono infatti essere influenzati da fattori che non dipendono affatto dalla scuola, o che non dipendono interamente da questa: la preparazione precedente degli allievi, il contesto familiare di provenienza, il contesto sociale, culturale ed economico più allargato e altri fattori che possono interferire con la vita di una persona.
Ogni docente sa infatti che insegnare ai bravi – o ai più motivati, o ai più fortunati – è meno complesso, ma che spesso ci si trova invece in situazioni anche molto difficili.
Mentre una scuola con risultati alti potrebbe aver aggiunto poco o nulla a quella che sarebbe stata la naturale evoluzione di ragazzi già preparati e motivati, una scuola con risultati più modesti potrebbe avere invece migliorato la preparazione dei propri studenti nonostante una situazione di partenza molto difficile, ed essere in realtà più efficace di quella che ha avuto il risultato più alto.
Una misura del cambiamento
Come valutare quindi in modo più appropriato l’efficacia della didattica e dell’organizzazione della scuola, in situazioni tanto diverse?
Una prima soluzione consiste nel tenere conto proprio del contesto familiare da cui provengono gli allievi, identificato attraverso il questionario famiglie e le informazioni fornite dalle segreterie.
Di recente, però, l’INVALSI ha messo a punto uno strumento statistico molto raffinato per valutare anche il cosiddetto effetto scuola, ovvero il contributo dell’istituto scolastico al cambiamento del livello di competenze degli allievi.
Un’innovazione resa possibile dalla disponibilità, dopo oltre dieci anni di Prove INVALSI, dei risultati dei ragazzi all’ingresso e all’uscita dai cicli scolastici.
L’effetto scuola valuta il peso dei fattori esterni alla scuola rispetto a quelli interni, e si calcola sottraendo al punteggio ottenuto dagli studenti alla fine del ciclo scolastico quello d’ingresso, ottenuto al termine del ciclo precedente, tenendo conto anche di quello che gli allievi possedevano al momento dell’ingresso.
Questo viene stimato in base a una serie di fattori individuali e sociali relativi al contesto personale e scolastico, come ad esempio il genere, la nazionalità, la data di arrivo della famiglia in Italia, il contesto socioeconomico medio della scuola frequentata, il fatto di essere in anticipo o in ritardo nel percorso scolastico, il numero di ore dedicate all’italiano e alla matematica, ecc.
Ciascun fattore viene pesato grazie a un modello statistico.
La scuola che aggiunge valore
Il risultato è una stima che indica l’effetto dell’istituto scolastico sulla preparazione degli studenti rispetto alla media degli altri istituti, e che è quindi un fattore molto importante del quale tenere conto nell’autovalutazione dell’istituto stesso.
I risultati vengono restituiti alle scuole in forma grafica su base nazionale, rispetto alla macro area geografica e alla regione di appartenenza:
Un istituto che ha ricevuto un punteggio relativamente basso potrebbe aver avuto un effetto scuola positivo, perché rispetto ad altri istituti che operano in contesti simili potrebbe aver migliorato considerevolmente la preparazione degli studenti, anche se questa avrebbe bisogno di un ulteriore miglioramento.
La scuola che funziona bene infatti non è solo quella che ottiene risultati eccellenti.
È anche quella che, nonostante condizioni difficili, ha saputo comunque migliorare la preparazione degli allievi, riducendo le disuguaglianze di partenza.
Perché uno dei compiti fondamentali della scuola è proprio quello di dare a tutti gli studenti le stesse opportunità.
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